“È inaccettabile che i nostri agricoltori siano costretti a raccogliere il grano a prezzi così bassi da non coprire nemmeno i costi, mentre sugli scaffali i prezzi di pane, pasta e farina continuano a salire. È ora che la Regione Siciliana intervenga con misure concrete contro questa deriva che sta danneggiando il settore cerealicolo e tutta l’agricoltura locale”.
È questo l’allarme lanciato da Pippo Gennuso responsabile Dipartimento Agricoltura di Forza Italia che denuncia una situazione ormai insostenibile per migliaia di agricoltori e allevatori della provincia di Ragusa e Siracusa, nonché in tutta la Sicilia orientale”
Grano: prezzi insostenibili e speculazione
In queste settimane i cerealicoltori stanno raccogliendo grano che viene pagato intorno ai 20-22 euro a quintale, un prezzo che rende antieconomica la stessa raccolta. Una contraddizione evidente, se si pensa che il costo dei prodotti derivati continua a crescere senza sosta. Secondo Gennuso dietro questo fenomeno c’è una chiara speculazione legata al grano estero, in particolare quello canadese trattato con glifosato e quello europeo proveniente dalla Grecia, entrambi venduti a prezzi concorrenziali. «Quest’anno – spiega Gennuso la Sicilia ha prodotto più grano di quanto serva per il proprio fabbisogno, dove le rese vanno dai 30-35 quintali per ettaro nelle aree meno vocate fino ai 40-45 quintali nelle zone più fertili. Ma l’eccesso di offerta, unito alla concorrenza del grano estero, sta schiacciando i prezzi, e a rimetterci sono sempre gli agricoltori locali».
Da qui la proposta avanzata alla Regione e all’Europa: «Serve abbassare i parametri delle microtossine per il grano che arriva dall’estero. Questo renderebbe più difficile l’ingresso di prodotti di scarsa qualità, come quello canadese spesso ricco di glifosato, e tutelerebbe i produttori siciliani che lavorano rispettando standard più elevati».
Incendi devastanti: pascoli bruciati e allevatori in ginocchio
La distruzione di intere superfici obbligherà gli allevatori a comprare foraggio da oggi fino a ottobre, novembre o addirittura dicembre, quando le piogge permetteranno all’erba di ricrescere. Una spesa insostenibile per aziende già provate da anni difficili.
Per Pippo Gennuso, le cause vanno ricercate anche nella mancata gestione delle aree demaniali e delle riserve naturali: «Se questi territori fossero stati affidati al pascolo – spiega Gennuso sarebbe stato più semplice contenere le fiamme. Gli allevatori sono i veri custodi del territorio: senza il loro lavoro, le sterpaglie crescono incontrollate e diventano facile esca per gli incendi». A peggiorare la situazione, la grave crisi idrica .
Le richieste alla Regione Siciliana
Per affrontare questa doppia emergenza, sono tre richieste precise alla Regione: la dichiarazione di calamità naturale per le zone colpite dagli incendi; aiuti economici immediati per consentire agli allevatori di nutrire i greggi e mantenere in vita le aziende; la concessione di aree demaniali e riserve naturali agli allevatori, per favorire il pascolo controllato e prevenire nuovi incendi. «Non possiamo più aspettare – conclude Gennuso Servono interventi concreti, per difendere l’agricoltura siciliana, tutelare il lavoro di chi ogni giorno presidia i nostri territori e garantire un futuro sostenibile alle campagne».